romanzo storico
romanzo storico - scritto in collaborazione con Simona Blasutig
“Qui a Mosca trascorro la prima sera con Alina in uno di
questi komunalny kvartíry, in un appartamento comune, tra piatti di storione
affumicato, pane nero, cetrioli, borsch, caviale rosso di salmone, vodka, parole e
lacrime.
È il primo incontro con il senso di oppressione fisica e morale generato da
quell’unica stanza dove tutta una famiglia deve dormire, litigare, far l’amore,
allevare i figli, intrattenere gli ospiti, invecchiare, morire. La cucina, il luogo
nevralgico della casa dove le donne, sempre e solo loro, vanno quotidianamente a
compiere miracoli gastronomici, è uno dei campi di battaglia principali. Nella
cucina, che nei vecchi appartamenti del centro è fortunatamente spesso grande, le
famiglie sistemano i loro tavoli creando una collezione surrealistica di tavolini
alti, bassi, rettangolari, quadrati, ovali.
Purtroppo la cucina a gas è per forza unica, dunque in comune, e il numero di
fornelli è sempre inferiore al numero delle famiglie che li vogliono usare. Chi
stabilisce i turni nelle ore di punta, quelle di cena? È la spietata legge della
giungla, quella di chi urla più forte, di chi fa più paura.
Bere e piangere, piangere e bere.”
Tutto si svolge tra Milano, Mosca e Roma durante gli anni ’50 e ’60 del 1900.
Aurora ha studiato medicina ma le vicende belliche legate alla Seconda Guerra
Mondiale, unite a un matrimonio fallito, la portano a cercare un lavoro presso
il PRECU, un laboratorio medico privato. Attivista politica, iscritta al PCI
presso il circolo “Lenin” di viale Padova a Milano, vive le contraddizioni, in
pieno boom economico, tra capitalismo e comunismo. Contraddizioni anche nel
carattere della protagonista perché dolce, accomodante e rispettosa nei
confronti dei pazienti ma altrettanto dura e determinata verso gli uomini e
quella società che sta mutando in modo vorticoso.
Il romanzo si chiude con una morte inaspettata.
All’Idroscalo, il “mare di
Milano”, viene rinvenuto un cadavere.
Il tutto nasce dopo la presentazione di un mio libro ad Arese, con cena corroborata da abbondante
bevuta e successiva ribevuta di superalcolici a casa di amici.
A questo punto ho avuto una visione. Avevo davanti a me non la lettrice, Simona
Blasutig che conoscevo, ma una sorta di Mr. Hyde che raccontava,
sicuramente sotto l’effetto di grappe varie, alcuni fatti di storia vissuta. Anch’io,
leggermente offuscato non da acqua minerale, immaginavo queste storie a modo mio.
Alla fine ho proposto a Simona di scrivere un libro assieme: lei si sarebbe occupata di
raccontare alcune sue vicende personali, ovviamente travisate e modificate nello spazio e nel
tempo.
Simona si è focalizzata sia su vicende vissute e romanzate sia sui personaggi femminili mentre
io sugli aspetti storici e sui personaggi maschili.
| Daniele Ossola |