Un tunnel di troppo

racconto distopico

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Daniele Ossola

Un tunnel di troppo

racconto distopico

Estratto dal romanzo "A taste oh death”


Certo non poteva ammettere di quanto fosse stata innamorata di Tommy. La scoperta del tradimento l’aveva resa quasi pazza e anche lei aveva pensato a un modo cristiano per fargliela pagare. Ma è la girandola tragica della vita che, a volte, conduce taluni ad agire mediante comportamenti ispirati da dure e terribili vendette. Lei, invece, no: aveva trovato un’altra via.
Sta correndo, con i piedi avvolti da poderose e leggere scarpe da jogging, la strada sterrata che la condurrà alla radura, lungo il fiume dove lei e la sua amica faranno il bagno, nude, con i piedi affondati nella setosa sabbia dorata che lambisce la riva.
Il luogo è laggiù, a circa due miglia. Dovrebbe superare la sontuosa dimora georgiana dei Sullivan, con l’accortezza di girare un po’ al largo della recinzione per non innervosire i doberman che scorrazzano nel prato.
Questo tremendo ritardo la ossessiona tanto che, invece di percorrere la solita strada a ritmo sostenuto rischiando di arrivare stanca, sudata e trafelata, preferisce percorrere una scorciatoia che attraversa il bosco
. Dopo alcune decine di iarde, sente il vuoto sotto i suoi passi e sprofonda in una buca della quale non riesce a percepire la profondità.
Fortunatamente l’atterraggio è attutito dal terriccio umido e morbido grazie al quale, pensa lei, le caviglie riescono a salvarsi.
Alla luce della piccola torcia che tiene sempre in dotazione durante le sue corse in mezzo ai boschi, nota che si sta muovendo in un tunnel, facilmente percorribile. Aguzza la vista. Stringe al massimo gli occhi per mettere a fuoco l’immagine. Dalle pareti pendono, a distanza non troppo ravvicinata, scheletri appesi a corde ormai consunte.

“Mio Dio”, esclama Sharon accasciandosi lungo la parete. Atterrita, scoppia a piangere, maledicendo il momento in cui la sua curiosità l’aveva spinta ad accettare un’avventura che avrebbe forse determinato conseguenze gravi.
Improvvisamente le appare, quasi una visione, il volto di Lourdes, con il suo sofferto amore, nascosto, osteggiato dalla famiglia e dal circondario dei numerosi parenti molto attivi nella chiesa battista delle rispettive città di residenza. Lourdes è nera e discendente da una famiglia che, per generazioni, aveva raccolto cotone. Abita a Bogalusa in Louisiana mentre lei a Pearlington nel Mississippi, città accomunate dal passaggio terminale del Pearl River che scorre lungo il confine tra i due Stati.

Sharon, attraverso un percorso tormentato, aveva iniziato a vedere la luce, un’altra possibile vita quando si era incontrata casualmente, in occasione di un concerto, con Lourdes una donna dolce, fedele, fragile, diversa dalle amiche che l’attorniavano nel giro del Reverendo Martin.

In seguito alla recente rottura con Tommy che l’aveva condizionata, resa inquieta procurandole stati di allucinazioni, angosce e ossessioni dovute al pensiero che lui si era innamorato di un’altra, Lourdes era arrivata come un segno divino. All’interno della grande famiglia delle chiese cristiane riformate, la chiesa battista, spesso conosciuta come la comunità dove si cantano i «Gospel», è il maggiore centro di aggregazione dei vari villaggi.
Prove rigorose durante la settimana per arrivare a esplodere, la domenica, con canti che esprimono il dolore e la speranza di chi, pur trascinandosi nelle difficoltà e nelle fatiche di questa esistenza, non ha smesso di desiderare un mondo migliore, in cui godere la felicità di una realtà vissuta interamente alla presenza di Dio.
Grazie al Cristo, Sharon può vivere nella promessa, anzi, nella certezza della salvezza concessa a lei per grazia, non certo per i suoi meriti. Gesù è il suo unico signore e maestro che la guida e la illumina con il suo esemplare comportamento e i suoi insegnamenti che lei apprende sia mediante l’ascolto dell’annuncio di coloro che l’hanno preceduta nella fede, sia attraverso un’esperienza personale che ognuno deve fare con il Cristo.

Questo è il substrato religioso che determina il suo stile di vita. Ma questo nuovo sentimento l’ha sconvolta profondamente. Appena riuscirà a ritornare in superficie, Sharon confesserà a Lourdes il suo devoto e indiscusso legame.
Il latrare dei cani la risveglia da questo sogno e, senza più badare alla direzione, s’incammina lungo quel cunicolo sulle cui pareti sono incisi graffiti, date, maledizioni che fanno supporre un tragitto percorso da disperati in attesa della morte.

Corre, sbanda e inciampa, senza più curarsi della meta. Lorda di melma e muffa, Sharon è irriconoscibile. Gli occhi gonfi e arrossati cercano con ossessione un segno, una traccia che possa indicare la fine di questo incubo.
La torcia illumina inquadra una massa molle che si muove a scatti. “Topi!” Esclama inebetita “Allora sono vicina all’uscita!” Alcuni dei roditori l’attaccano squittendo, altri fuggono alla vista della luce della torcia. Sharon li prende a calci in modo convulso, se li strappa dal collo e dalle gambe. Urla, prega, piange e pensa.
Pensa al rituale del culto battista, dove ci si raduna intorno alla Parola che occupa il centro della celebrazione il cui scopo è l’ascolto e la risposta ad essa. La liturgia è spontanea, articolata in un ordine del culto nel quale s’inseriscono testi liturgici, preghiere e inni liberi, scelti dalla comunità. La sacralità non è data dal luogo, quanto dall’assemblea riunita nel nome del Dio Trino.
I cani stanno ormai per raggiungerla. “Sono salva!” Si rincuora, ma l’abbaiare continuo la ossessiona. Si ferma esausta, le mani alle orecchie per attutire quella monotona e sgradevole cadenza. Vede chiaramente i dobermann stagliarsi al termine del tunnel. Sharon riflette: una cinquantina di iarde e l’avrebbero afferrata, sbranata.

Il vento si fa più forte, poi scompare. Sente odore di erba. Respira a pieni polmoni. “Dai, resisti, procedi!” Grida Sharon con le lacrime agli occhi.
Aumenta istintivamente l’andatura, cade, si rialza, scivola, riprende a camminare in quel percorso in leggera salita. Senza che se ne sia accorta, Sharon sta iniziando a correre sulla sabbia fresca al limitare del bosco che orla il green della villa. Il sole si avvia a scomparire. Il fiume accarezza la riva abbandonata dagli ospiti che di solito frequentano i Sullivan. “Sono fuori, sono fuori.” Balbetta.
Un dobermann le sbarra il passo. Sharon si accascia sulla sabbia, priva di forze e di volontà. Incrocia gli occhi alieni della bestia. “Attacca bastardo, che aspetti?” Ringhia Sharon pronta al sacrificio.

La fede è un dono di Dio, tuttavia per rispondere alla chiamata bisogna essere pienamente consapevoli. Ecco perché i battisti non battezzano i bambini. Ognuno è responsabile davanti a Dio della propria fede. Si diventa parte della chiesa quando si risponde liberamente e spontaneamente a Dio mediante il battesimo dei credenti, amministrato per immersione. Ogni credente è un sacerdote senza alcun intermediario se non Cristo stesso.
Sharon non si era battezzata e il rimorso inizia a tormentarla, più della vicina morte.
Quando il cane decide di balzarle addosso, si ode un colpo secco di pistola e la donna viene sfiorata da un proiettile che si tuffa nella sabbia a dieci pollici dalla sua testa.
Non fa in tempo a realizzare quanto sta accadendo che sente il fiato del doberman penetrarle le narici mentre i canini della bestia le azzannano la carotide. Sdraiata sulla sabbia fresca non riesce a guardare il sole scomparire e il sorgere timido della luna, mentre l’animale fugge.

Le terminazioni delle sue cellule nervose, iniziano a inviare sensazioni di dolore. In pratica, una cascata di neurotrasmettitori nella colonna vertebrale. Ogni neurotrasmettitore ha uno scopo. Nel caso di Sharon, la Sostanza P è implicata nella modulazione del dolore e del vomito; si tratta di un potente vasodilatatore che provoca marcata ipotensione, stimolando la contrazione delle fibre muscolari lisce delle vene, del tratto gastrointestinale, dei bronchi e trasmette il messaggio di dolore ai nervi che conducono al midollo spinale e al cervello.
Questa risposta induce le cellule nella zona lesa a rilasciare sostanze chimiche che non solo sono in grado di innescare una risposta immunitaria, ma anche di influenzare l’intensità e la durata del dolore.
Due agenti della stradale, incuriositi dal latrare dei cani, si stanno avvicinando a debita distanza e assistono alla scena. Non fanno altro che chiamare il medico legale che arriva accompagnato dalla dottoressa Evelyn Walker per il prelievo di sangue e midollo.

….

Daniele Ossola - scrittore e regista

Sono autore e commediografo, in cerca di contaminazioni culturali
Ho all'attivo la pubblicazione di decine tra romanzi, racconti e sceneggiature.

Oggi mi dedico a creare occasioni di scambio culturale col pubblico grazie alla realizzazione di eventi, recital e presentazioni che coinvolgono attori, musicisti e artisti visivi a partire dalla mia parola scritta.


I miei ultimi romanzi:
"Dubbi e tensioni di un giovane investigatore" (Macchione, 2024)
"Identità in conflitto - Africa e dintorni" (Placebook Publishing, 2023)

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