Like a vagabond - born to run

racconto distopico

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Daniele Ossola

Like a vagabond - born to run

racconto distopico

Estratto dal romanzo A taste of death
e presente nella raccolta antologica “Storie a quattroruote” (Rudis Edizioni) a pag.185 – SEGNALAZIONE DELLA GIURIA al Premio “SEVEN live 2024” di Roma e PREMIO DI ALTO MERITO al Concorso “La via dei libri”.


“Hanno trovato Chico Gutierrez mezzo carbonizzato, dalla cintola in giù, nella sua Oldsmobile Ninety-Eight a trazione posteriore schiantatasi contro un Tir sulla IH 10 proveniente da Baton Rouge. Galoppa Comanche!” Il dottor Achak Musselwhite è originario della tribù indiana dei Comanche, una popolazione di nativi americani, stanziata in epoca storica nella Comancheria. Oggi la Nazione Comanche conta circa 10.000 membri, circa la metà abita nell'Oklahoma (principalmente a Lawton), l’altra metà in Texas, California e Nuovo Messico.
La foschia lungo l’Interstate Highway 49 per Lafayette è appena superata. Le grandi luci gialle illuminano per qualche secondo l’autostrada battuta da una fitta pioggia che i tergicristalli, al massimo della velocità, riescono a mala pena a spazzare.
È piacevole guidare quest’auto d’epoca, beige con la capote color nocciola, anche se il russare asmatico del motore in fase di accelerazione iniziale la fa assomigliare a un trattore Ford.
Chico se l’era guadagnata con lunghi e duri sacrifici.
Originario di Azua de Compostela, nella Repubblica Dominicana, era emigrato in Spagna per poi farsi assumere, in qualità di stalliere, in un maneggio vicino a Mansfield.
Dieci anni di duro lavoro che non gli avevano impedito di continuare a suonare la chitarra apprezzando la musica, il rock di Bruce Springsteen.
Aveva poi scoperto che il Boss andava a cavallo non molto distante da dove lavorava. Amava le sue canzoni, i testi così diversi dallo standard dell’epoca. Una lunga fase di recupero, a livello maniacale per acquistare tutte le cassette che era riuscito a individuare. Dopotutto, la sua vecchia Oldsmobile poteva leggere solo cassette a nastro.
Nel mangianastri una cassetta del Boss, un vecchio pezzo, forse quello che l’ha lanciato a livello internazionale “Born to run”, dove i testi hanno per oggetto, come i precedenti due dischi, un’America difficile, dai toni amari, e contraddistinta da una ribellione giovanile che tenta di mantenersi al margine e contrastare l'effimero sogno americano.
Chico canta a squarciagola sovrapponendo la sua voce a quella che esce dalla cassetta: “Baby this town rips the bones from your back. It’s a death trap, it’s a suicide rap. We gotta get out while we’re young ‘cause tramps like us, baby we were born to run...”.
(“Piccola, questa città ti strappa le ossa dalla schiena. È una trappola mortale, è un invito al suicidio. Dobbiamo andarcene finché siamo ancora giovani perché i vagabondi come noi, piccola, sono nati per correre …”) Chico Gutierrez sorride. Di morire non ha alcuna intenzione nonostante le avversità metereologiche e quella maledetta pioggia che non gli consente una guida rilassata anche se sostenuta. Il Boss gli sta quasi imponendo di pigiare sull’acceleratore. In fondo le cose non gli vanno male. Ha appena ricevuto il suo primo riconoscimento e anche se il premio “Huston Horse Association” non è paragonabile a quelli che distribuiscono alla Farm Progress Show, la fiera di Boone. È pur sempre un buon inizio per un esperto di cavalli da dressage che vuol farsi conoscere.
Chico ha già sotto tiro un baio da presentare alla prossima fiera di Abilene. Se non fosse per quella maledetta pioggia e per tutto quel traffico pesante che infesta l’highway non avrebbe in realtà di che lamentarsi. Davanti ci sono due Tir da superare. Chico ingrana la marcia inferiore, mette la freccia e, dopo un diligente sguardo allo specchietto retrovisore, si accinge all'ennesimo sorpasso. Il volume d’acqua sollevato dai pesanti automezzi è incredibile e la sua vecchia Oldsmobile sembra metterci più del necessario a completare il sorpasso.

Chico si solleva dallo schienale e porta la testa sul volante quasi a volersi far largo con lo sguardo oltre il parabrezza che, invaso dall'acqua, non offre, per pochi interminabili secondi, alcuna vista del fondo stradale. Un tuffo al cuore; un momento di panico; una sensazione d’impotenza; poi, d'improvviso, i due Tir alle spalle.
“Maledetta pioggia.” Chico si distende nuovamente sullo schienale del sedile, tira fuori una Philip Morris, la accende, aspira profondamente una boccata; dà uno sguardo al contachilometri fermo sulle 90 miglia; guarda l'ora: le 19.00.
La pioggia gli sembra diminuita ma è forse effetto della minore velocità; il gracchiare della radio sintonizzata su un'improbabile stazione locale, forse di Opelousas, inseritasi per la fine del nastro, ha l'effetto di un richiamo alla realtà.
Si ritrova a pensare a voce alta: “Quasi quasi mi fermo a mangiare, chissà che dopo non spiova”.
I cartelli che scorrono sulla destra della corsia indicano cinque miglia all'uscita di Lafayette; poche miglia dopo c'è, al Breaux Bridge, un ristorante che Chico conosce bene; una vecchia villa in stile coloniale dove è già stato con Pepita.
Già, Pepita, è quasi un mese che non si sentono.
“Siamo troppo diversi.” Gli aveva detto l'ultima volta che si erano visti al solito ristorante nel French Quarter di New Orleans.
“Non basta piacersi; tu hai la forza fisica, la passione per i cavalli, la voglia di aria aperta negli immensi spazi lungo il Mississippi dove ti diletti, per giornate intere, a pescare. Il mio pane quotidiano sono il DNA, le cellule, i cromosomi con le mie giornate trascorse davanti ai computer in laboratorio.”

Era finita. Eppure a lui sembrava che fossero molto più simili di quel che sembrasse e forse soltanto un errato senso dell'orgoglio aveva separato le loro strade. Comunque Chico cominciava ad assaporare l'ebbrezza del successo in campo ippico.
Continua a piovere ma la strada la conosce bene.
Dopo la grande curva a destra incrocia un altro Tir, con i fari abbaglianti accesi, sembra che gli piombi addosso.
Non ha tempo per riflettere. L’urto, violento e frontale, porta il cofano della sua Oldsmobile a infilarsi sotto il muso del Tir. Peccato che aveva stivato due tanniche di benzina da 50 galloni ciascuna. “Mi servono nel ranch.” Aveva detto al distributore.
La Oldsmobile prende fuoco.
I danni tissutali legati alla pelle che sta bruciando e le ossa che si stanno frantumando provocano in Chico un iniziale dolore acuto veicolato dai nervi che lo sostengono. Le cellule nervose stanno trasmettendo un forte segnale di dolore al suo cervello.
Questi neuroni sensibili al dolore, chiamati nocicettori, hanno la parte centrale posizionate nella colonna vertebrale, e inviano proiezioni in ogni parte del corpo in base allo stimolo che li induce a trasmettere un segnale di dolore.
I termo recettori sono stimolati da temperature che vengono recepite potenzialmente dannose per i tessuti, ossia il senso con il quale un organismo percepisce la temperatura e i suoi cambiamenti. Questi recettori sensoriali si attivano sopra i 30 °C per mandare segnali di calore al sistema nervoso centrale, ma arrivati a 45°C cessano di funzionare. In pratica, avvisano degli stimoli termici provenienti dalla periferia e Chico stava bruciando.
I meccanorecettori appartengono invece alla famiglia dei recettori sensoriale che rispondono alla pressione meccanica o alla distorsione in grado di causare lesioni e Chico aveva le ossa in frantumi schiacciate dall’avantreno del Tir.
Il mandriano non era in grado di analizzare la dinamica neuronica che lo informava su come stava abbandonando questo mondo.
Il dottor Achak Musselwhite, l’introverso indiano della tribù dei Comanche Kwahadie discendente di Casacca di Ferro (Pohebits-quasho), l’esperto in traumi da incidenti stradali, chiamato dal medico legale, si fionda sul luogo del fatto per le operazioni di rito.

Daniele Ossola - scrittore e regista

Sono autore e commediografo, in cerca di contaminazioni culturali
Ho all'attivo la pubblicazione di decine tra romanzi, racconti e sceneggiature.

Oggi mi dedico a creare occasioni di scambio culturale col pubblico grazie alla realizzazione di eventi, recital e presentazioni che coinvolgono attori, musicisti e artisti visivi a partire dalla mia parola scritta.


I miei ultimi romanzi:
"Dubbi e tensioni di un giovane investigatore" (Macchione, 2024)
"Identità in conflitto - Africa e dintorni" (Placebook Publishing, 2023)

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